Investimenti sostenibili: come cambierà l'industria della moda? Rischi o opportunità?
di Lorenzo Dragoni | pubblicato il 22 novembre 2021
Questa settimana mi ricollego all'argomento trattato nell'ultimo articolo, finanza & sostenibilità ambientale.
La finanza mette sul piatto oltre 100.000 miliardi di dollari per la transizione energetica. Cifre da capogiro che mi hanno incuriosito. Ho cercato di capire quali fossero i progetti sui quali si vuole puntare e le opportunità future. Mi hanno colpito i risultati di una ricerca di UBS (global investiment-bank-Industry at risk) sull'inquinamento dell'industria della moda (fonte: MF 18/04/21). In particolare il fenomeno Fast Fashion (ossia abbigliamento all'ultima moda a basso costo) tra le industrie più inquinanti al mondo. In effetti, oggi il settore emette più CO2 dell'industria aeronautica e di quella navale messe insieme, e usa 79 miliardi di metri cubi di acqua dolce all'anno, senza contare l'inquinamento idrico causato dalla produzione delle materie prime e dei tessuti. La maggior parte degli articoli finisce in discarica o negli inceneritori entro un anno dalla produzione. Secondo la Ellen MacArthur Foundation, l'industria mondiale della moda, produce circa 53 mln di tonnellate di fibre all'anno, di cui più del 70% finisce per diventare un rifiuto. Meno dell'1% viene riutilizzato per produrre nuovi capi di abbigliamento. Tuttavia i venditori stanno iniziando ad abbracciare l'idea del riciclo e della rivendita di capi usati e i giovani sono molto sensibili al tema della sostenibilità. L'abbigliamento di seconda mano sta per sorpassare il fast fashion. Il riciclo e il riutilizzo di capi di seconda mano sembra essere un'ottima opportunità di investimento. Secondo le proiezioni il fenomeno dovrebbe raddoppiare nei prossimi cinque anni, arrivando a 77 miliardi di dollari (fonte: https://www.thredup.com/resale/static/thredUP-Resale-and-Impact-Report-2021-98043a36adc4a26675c1fcf2c554.pdf), ed entro il 2030 potrebbe raggiungere volumi doppi rispetto al fast fashion.
I principali attori dell'industria della moda nonché della vendita e-commerce, si stanno preparando alla transizione strutturare, nascono così nuove aziende, app e piattaforme di vendita dell'usato.
Si è da poco conclusa la conferenza sul clima, il Cop26 di Glasgow. In questa occasione si è chiesto un impegno concreto verso le emissioni zero entro il 2030. Nel caso della moda è probabile che venga richiesto a brand e rivenditori di contribuire a finanziare il riciclo degli articoli e di innovare lo studio di materiali e tessuti.
Se tutto il mondo cerca di andare verso la riduzione di sprechi e di emissioni di CO2, se le nostre abitudini di acquisto cambiano, quali saranno, per te, le soluzioni d'investimento più adeguate nel lungo periodo?
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